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Immagine del redattoreAndrea Moser

Disastro peronospora

Aggiornamento: 2 lug

Dopo una primavera come quella appena trascorsa, la peronospora imperversa, e per qualcuno è stato l’anno della resa dei conti rispetto a una scelta “naturale”, che negli anni più complessi rischia di essere un’arma a doppio taglio


Che cos’è la peronospora? Questa malattia della vigna, un fungo patogeno che insieme all’oidio è il principale flagello della vite, procura ingenti danni vegetativi alle piante, rendendole poco efficienti in termini di fotosintesi quando attaccano le foglie e quindi “indeboliscono“ la pianta, ma anche poco produttive nel caso di attacco sull’uva. La peronospora prospera negli ambienti umidi, e dilaga proprio quest’anno, dopo gli ultimi mesi piovosissimi che hanno caratterizzato la primavera e l’inizio dell’estate. Tantissimi i vigneti compromessi, alcuni dei quali, come per esempio quello di Corrado Dottori, resi sostanzialmente inutili per la produzione di uva.


Ci si può difendere? Ci si difende da questa malattia, in maniera convenzionale, con l’utilizzo del rame e dei prodotti sistemici, e in agricoltura biologica con l’utilizzo del rame e di alcuni estratti di essenze vegetali che fungono da corroboranti e coadiuvanti all’effetto del rame stesso. La grossa differenza fra biologici e convenzionali, che comunque quest’anno hanno avuto anch’essi dei bei grattacapi, sta proprio nell’impossibilità dei “biologici” di utilizzare prodotti sistemici.


Per il regime biologico, infatti, il rame risulta essere l’unico elemento concesso. Il rame, però, ha il difetto di lavorare solo sulla superficie fogliare: è infatti un cosiddetto prodotto fitosanitario di contatto, e di essere “lavato via” dalla foglia ogni qualvolta piove (in realtà va in “accumulo” sulle foglie e anche nell’ambiente, ne parleremo in dettaglio). Se piove spesso, quasi ogni giorno, il rame per essere davvero efficace deve essere irrorato dopo ogni pioggia importante, a seconda dei formulati infatti questo metallo ha diverse dilavabilità e inoltre la vite ha in queste fasi degli accrescimenti molto veloci ed è quindi fondamentale “coprire” con il prodotto anche le nuove foglie appena cresciute. Cosa comporta questa pratica? Significa usare molto rame, quindi tanto prodotto: ricordiamo che è un metallo pesante, che finisce necessariamente nel terreno e lì rimane. Ma significa anche utilizzare molto gasolio per movimentare i trattori e le macchine usate per distribuirlo sulle vigne. Il passaggio ripetuto delle gomme negli interfila compatta molto il terreno, eliminando o riducendo in maniera sostanziale l’aerazione e la struttura naturale dello stesso, andando ad indebolire o compromettere il microbiota del suolo, che rende vivi e pulsanti i primi strati del terreno, rendendolo vitale e capace di comunicare e sostenere la pianta, ma anche di favorire la percolazione, infiltrazione e immagazzinamento della pioggia nel terreno, evitando così lo scivolamento e ruscellamento superficiale che causa erosione e nei casi più gravi le alluvioni. Altro problema inoltre è dato dal fatto che in alcuni vigneti la possibilità di procedure ai trattamenti fitosanitari, siano essi biologici o no, soprattutto dopo numerosi giorni di pioggia risulta impossibile a causa della conformazione del terreno (forti o fortissime pendenze), della sua composizione, se pensiamo a terreni ricchissimi di argilla, o a suoli non drenanti e lavorati (non inerbiti), immaginiamo subito quanto sia impossibile percorrerli con mezzi a ruote ed in alcuni casi anche cingoli subito dopo la pioggia, che arriva ripetutamente con pochissime finestre di bel tempo così da non permetterne l’asciugatura anche parziale. Per questo la pratica di inerbimento, magari a filari alterni, in futuro andrà rivista anche nelle zone più siccitose, dove spesso non viene praticata per evitare competizione radicale e soprattuto idrica fra vite ed essenze erbacee. In realtà, un inerbimento accorto con le giuste essenze, nei tempi e gestioni corrette nel medio/lungo periodo, porta a grossi vantaggi sia di tipo idrogeologico che gestionale, a livello di meccanizzazione (ma questo rimane un argomento da trattare in dettaglio in un prossimo approfondimento, ndr).

Puoi continuare a leggere l’articolo qui.

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