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Il vino si vende comunicandolo

Immagine del redattore: Andrea Moser Andrea Moser

Racconto, divulgazione e contenuti: così i distributori cambiano il modo di proporre le bottiglie dei loro clienti al segmento hotel, ristoranti, bar. Qualcuno ha iniziato prima di altri, quarant’anni fa.


Tra i produttori e gli appassionati di vino c’è un tassello fondamentale, che permette ai prodotti enologici di arrivare fin sulle nostre tavole: sono i distributori, che sommano i progetti di più cantine e li fanno arrivare dove serve. Spesso queste realtà sono veri e propri hub di riferimento, e raccolgono differenti regioni e differenti produzioni, per un portafoglio variegato. Un esempio è Proposta Vini, fondata in Trentino da Gianpaolo Girardi nel settembre del 1984, e che da quarant’anni ha stabilito un filo diretto tra i vignaioli e il canale Horeca (hotel, ristoranti, bar). Ma spesso l’attività di queste realtà non si limita a un rapporto commerciale, ma costruisce un effettivo valore aggiunto attraverso la narrazione dei territori, delle aziende, e del vino. Nel caso della distribuzione trentina, per esempio, il primo progetto a metà tra marketing e comunicazione si è sviluppato a partire dal 1988, e fin da allora valorizza e recupera i vini autoctoni del Trentino, diventando di fatto un riferimento rispetto alla tutela e promozione di quel territorio a così grande vocazione enologica.


Negrara, Casetta, Portoghese, Pavana, Moar, Negron de Orzan. Sono solo alcuni dei nomi delle uve coltivate nel Tirolo Italiano fino alla fine della Grande Guerra che, grazie al supporto della Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige, spesso dimenticati, sono stati (re)iscritti nel Catalogo Nazionale delle Varietà di Uva da Vino. Proposta Vini è stata parte integrante di questa azione di recupero, avviando il Progetto Vini dell’Angelo, per recuperare e collezionare queste antiche varietà, promuoverne la coltivazione, la vinificazione e la commercializzazione.


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